Good Ideas

Traduzioni su Linux: StarDict

Su piattaforma Linux, fino a qualche anno fa, non esistevano di certo programmi adeguati per fungere da dizionari; ancor meno esistevano programmi in grado di effettuare traduzioni ‘al volo’ di singole parole incontrate navigando nel mare sempre più vasto di internet, premendo magari una semplice combinazione di tasti. Detto questo, su Windows ricorderemo sicuramente che di applicazioni ce n’erano molte anche anni fa, ed una fra le più famose, Babylon, era ovviamente a pagamento.

Traduzioni con LinuxPer fortuna nel mondo open-source le cose sono a poco a poco migliorate, e oggi ci sono parecchie applicazioni che consentono traduzioni di singole parole (o brevi modi di dire), è come spesso accade in questi casi vi è stata un’esplosione improvvisa di nomi, nomignoli, sigle e tipi diversi di dizionari supportati: fra questi ricordiamo Ktranslator, Babytrans, Freedict, Sdictionary, Everest, Babiloo e, argomento principale di questo tutorial, StarDict.

Stardict ad una prima occhiata sembra avere un’interfaccia un po’ rozza e minimalista, questo soprattutto se a guardarla è l’occhio che non ha avuto la sfortuna di trovare (e provare) solo applicazioni eseguibili da konsole! In realtà nonostante l’interfaccia spartana esegue bene il suo lavoro e l’installazione diventa sempre più facile e immediata, in linea con altri software del mondo open-source. L’ultima versione, la 2.4.8 supporta un’interfaccia grafica di tipo GNOME, sebbene con le adeguate librerie possa funzionare senza particolari problemi anche su KDE. Il sito propone numerosi dizionari per tutte le esigenze, stimati attualmente intorno ad un numero di circa 1000.

Il dizionario al suo interno

Ogni dizionario è composto da tre file tutti occorrenti per il funzionamento dello stesso:

.ifo – contenenti le informazioni base del dizionario, come ad esempio chi l’ha creato, una descrizione estesa, il numero di parole complessive, eccetera

.idx – contenente una sorta di indice delle parole, può essere anche compresso .gz

.dict – che rappresenta il vero ‘database’ nel quale sono memorizzate le informazioni; esso può essere anche .dict.dz

Ad ogni dizionario corrisponde una cartella all’interno della directory /usr/share/stardict/dic/ all’interno della quale vi sono i tre file sopra menzionati; ecco perché l’installazione di nuovi dizionari risulta facilissima: basta creare la directory e inserire i tre file di dizionario.

Funzionamento

Il programma da la possibilità di funzionare in due modi diversi, facilmente distinguibili quando lo stesso è ridimensionato:

  • nel modo normale, in cui nel vassoio di sistema delle applicazioni attive, in basso a destra, compare solamente l’icona di un taccuino verde con le pagine ingiallite con sopra una croce rossa, significa semplicemente che il programma funziona, ma occorre scrivere da apposita interfaccia la parola da tradurre.
  • nel modo scan (settabile col pulsante destra sull’icona in esecuzione del programma) invece, compare la stessa icona ma con un cerchietto bianco e nero; nel caso in cui si selezioni una parola, il programma apre in modo automatico una finestrella spostabile dentro la quale viene visualizzata la traduzione della parola in base a tutti i dizionari istallati ed attivi, proprio come fa il Babylon di Windows. Questa finestrella si chiuderà automaticamente all’allontanamento del mouse.

Nella finestra principale di stardict è possibile (tramite il pulsante posti in basso a destra) configurare in modo completo il programma, settare le preferenze, i font da utilizzare, i colori, nonché eventuali altri tasti per far partire la traduzione automatica (questo settaggio è utile quando non si voglia fare partire una traduzione automatica semplicemente evidenziando le parole, ma si vuole che essa parta tenendo premuto un determinato tasto (SHIFT, CTRL, o altro)). L’altra icona in basso a destra setta invece i dizionari istallati, da la possibilità di disabilitarli momentaneamente o di cambiare l’ordine di ricerca, funzione molto utile se i dizionari sono molti.

Volendo (e avendone voglia, ovviamente!) è possibile convertire in .ifo (+ idx + dict) altri file di tipo diverso, come ad esempio:

.bgl che sono dizionari di Babylon di nuovo tipo (i vecchi erano .dic)

.tei che sono dizionari di Freedict

.dct che sono dizionari di Sdictionary

Tale operazione può essere ottenuta con l’uso di un programma chiamato dictconv. Volendo è possibile utilizzare anche altre utility già integrate nello stardict, in particolare nello stardict-tools, pacchetto da installare a parte; parlo ad esempio di stardict-editor, programmino nato per dare la possibilità ai singoli utenti di potersi creare i propri dizionari da semplici file di testo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *