
Per chi ha in gestione un server linux può essere utile una dashboard di controllo per avere sott’occhio i parametri “vitali” del server. Continua a leggere
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Per chi ha in gestione un server linux può essere utile una dashboard di controllo per avere sott’occhio i parametri “vitali” del server. Continua a leggere
Spesso su questo blog abbiamo parlato di produttività e di come gli strumenti informatici ci aiutino a migliorare la qualità del tempo che passiamo davanti ai nostri dispositivi. Ultimamente poi l’avvento della tecnologia mobile ha ridotto sempre di più la distanza che c’è tra la nostra quotidianità e il web, arrivando al punto tale che fa questo parte del nostro tempo di lavoro, studio e sicuramente anche diletto.
Passare tempo navigando su internet, scrivendo o rielaborando documenti, vedendo film è sicuramente un’attività piacevole in confronto ad altri lavori, tuttavia il tempo che passiamo con lo schermo acceso ad illuminare il viso è sempre di più e quindi alla fine ci costa fatica.
Oltre che per una questione puramente estetica l’aspetto del computer risulta importante esattamente quanto la nostra organizzazione. Un desktop pulito riduce l’ansia perché non ci fa pensare al lavoro imminente e sconclusionato, uno sfondo illuminato e allegro ci rilassa e rende piacevole anche fissare lo schermo.
Oggi noi di Dynamick vi presenteremo un’ottimo tool che migliorerà notevolmente la vostra vita se utilizzate di frequente il computer nelle ore più buie della giornata.
Si tratta sicuramente del software più particolare per questo genere di applicativi. F.lux è completamente gratuito ed è l’aiuto che aspettavate per riposare i vostri occhi dopo intere giornate di lavoro: personalmente non riesco più a farne a meno.
Il fuzionamento di questo tweak è semplice: regola la luminosità del vostro desktop in base all’orario sincronizzandosi direttamente con la vostra posizione geografica.
La luce che F.lux impone al vostro schermo non è però semplicemente tenue, ma segue un preciso ordine di colori, che segue il sorgere e il tramontare del sole, il cui scopo è rilassare la vista e rendere meno aggressiva la luce che vi colpirà gli occhi.
Le gradazione di colore predefinite sono 4 ognuna per una diversa ora della giornata. Se la mattina tarda vogliamo uno schermo ben illumianto che magari vinca il contrasto con il sole mattutino F.lux imposterà una luminosità molto pulita e accesa, al contrario la sera avremo il tenue color candela che è ottimale per lettura e scrittura.
Se utilizzate f.lux potrete anche impostare valori di luminosità personali, decidendo l’ora e il momento più adatto ad una particolare quantità e qualità di luce. La transione come abbiamo detto avviene in automatico, e volendo anche gradualmente in un ora il vostro schermo cambierà colore verso una arancio serale che vi riposerà la vista.
f.lux non è disponibile solo per Windows, Linux e Mac OSX ma anche per iOS, ovviamente tramite Jailbreak. Personalmente su iPad lo ritendo un tweak indispensabile al punto che modifico l’orario per poter godere della luce da lettura anche nei momenti più luminosi del giorno. Su iPad le impostazione del software sono limitate, non è infatti possibile personalizzare luminosità indipendentemente dall’orario.
Anche per iPhone l’applicativo risulta perfettamente compatibile, ricordiamo però che come ogni plugin del mobile substrate aumenta il consumo di risorse e quindi di batteria. F.lux è sicuramente l’applicazione che mancava quando accendevate i vostri iDevice in tarda notte, e venivate accecati dal bagliore bluastro dei vostri iPhone o iPod.
Tra le alternative software a questo tipo di problemi f.lux ricopre un ruolo centrale tanto che molti tweak e applicazioni hanno preso ispirazione per migliorare le loro funzioni, al momento però f.lux risulta essere ancora la migliore alternativa tra quelle disponibili per semplicità di utilizzo, compatibilità e risultato finale. Inoltre è sicuramente molto adatto anche per una questione estetica, ma in questo caso si tratta di gusto e non utilità.
F.lux agisce sulla saturazione dell’immagine del vostro schermo, quindi non va ad intaccare screenshot e immagini oltre che auto-disabilitarsi quando state guardando un film sul vostro Mac o PC. Questa funzione è semplicemente fondamentale ci impedisce però di fornirvi gli screenshot per darvi un’idea dell’effettivo funzionamento, non vi resta quindi che provare in prima persona questa utilità.
Questa volta tocca ad un “onirico gattopardo” migliorare la crescita di Ubuntu: Canonical ha finalmente reso disponibile il nuovo rilascio (v. 11.10) del sistema operativo GNU/Linux, per affacciarsi al grande pubblico con nuove interessanti caratteristiche che vi illustreremo subito.
Ieri mi è arrivata un’email da Google che mi annunciava la pubblicazione di Google Chrome per Linux e per Mac OS X.
Se siete curiosi, andate subito sulla pagina del
Ecco il testo dell’email:
La versione beta di Google Chrome per Linux è pronta! Grazie ai numerosi sviluppatori di Chromium e WebKit che hanno contribuito a rendere Google Chrome un browser stabile e veloce. Alcune statistiche interessanti direttamente dal team di Google Chrome:
60.000 righe di codice compilate per Linux
23 build per sviluppatori
2713 bug corretti per Linux
12 committer esterni e bug editor per la compilazione della base di codice di Google Chrome per Linux; 48 contributori esterni.
Interessante, no? Per il momento quello che possiamo installare è solamente una versione beta, quindi potrebbero esserci ancora bug non corretti. A quanto sembra, la versione per Mac è orrenda con un’interfaccia ereditata da Windows. Probabilmente sarà solo una questione di tempo.
Dai commenti che ho potuto leggere la sua caratteristica principale, la velocità, viene mantenuta anche sulla distribuzione per linux e mac e continua ad essere molto piu veloce di Firefox nel rendering delle pagine e nell’apertura.
Se abbinerà anche un’ottima estendibilità con i plugin si candida ad essere il numero uno nel mercato dei browser. E’ destinato a sostituire Firefox su tutte le distro. Anche se, dalle prime anteprime, la beta di Firefox 3.5 ha fornito prestazioni incoraggianti dal punto di vista della velocità. La sfida è aperta!
Volete rianimare un vostro vecchio portatile? Bene, allora la soluzione si chiama Presto. E’ un nuovo sistema operativo basato su Linux che ha la particolare proprietà di essere leggerissimo e riesce a caricarsi e rendere l’utente operativo nel giro di pochissimi secondi. Il download sarà pubblicato dal 16 Aprile, quindi fra qualche giorno.
La parola magica che circonda questo interessante sistema operativo è "produttività". Con presto sarai in grado di scrivere email, chattare, parlare con Skype, ascoltare musica, navigare e scaricare applicazioni tutto mentre un equivalente pc sta ancora caricando il pesante Windows XP o Vista, ovvero sarai operativo già da subito.
Presto si installa come una normale applicazione da Windows. A installazione ultimata, si potrà scegliere quale sistema avviare al boot. Un’altra interessante caratteristica è che si spegne immediatamente, senza nessuna procedura di shutdown.
Con BootCamp, installare Ubuntu (sistema operativo open source, basato su Gnu/Linux, che focalizza tutto, sulla semplicità d’uso) su Mac, non è stato mai così semplice.
Personalmente non ho avuto problemi con questa tecnica di installazione, in caso contrario, non esitate a lasciare un commento.
Oggi l’articolo sarà un po’ tecnico e dedicato agli smanettoni di Linux. In questi giorni mi sono capitati sottomano un paio di schemi che mostrano il funzionamento di Linux.
Il primo schema è una mappa interattiva del Kernel Linux e delle sue funzioni. E’ diviso in sei blocchi logici (system, networking, memory, processing e human interface) e mostra le relazioni tra le varie funzioni del kernel. La mappa è interattiva e ci si può spostare e zoomare come in Google Maps. Ogni blocco è poi collegato al sorgente relativo, in questo modo si può analizzare in dettaglio il codice c.
Il secondo schema descrive il ruolo e la funzione delle singole cartelle base del file system di Linux. Vi siete mai chiesti cosa serve e cosa c’è all’interno di /usr/sbin o di /var/run??? Bene, con questa mappa riuscirete ad avere le risposte che nessuno vi ha mai dato!
Pidgin, nuovo nome del pluripremiato Gaim, ha finalmente fatto la comparsa sulla scena degli IM ( Istant Messengers). Con la versione 2.0.0 definitiva sono stati rimossi alcuni piccoli bug dal programma e sono state ampliate le funzionalità. Ma che cos’è Pidgin e come lo si installa? A questa e ad altre domande cercheremo di rispondere in questo tutorial.
Pidgin è essenzialmente un programma per linux con la GUI gnome che funge da istant-messenger multi-protocollo, ovvero che riunisce in sé la possibilità di comunicare con un unico programma con amici e compagni di rete che utilizzano vari protocolli, ovverosia vari programmi-client di messaggeria istantanea (MSN, ICQ, yahoo messenger, etc.). Ormai questo tipo di applicazioni sta avendo un discreto successo sia in piattaforma Linux che in piattaforma Windows: solo per fare un esempio su Linux abbiamo il Kopete, uno dei più conosciuti client per KDE e anche Wango, che unisce in sé anche funzioni telefoniche/video, su Windows abbiamo trillian, molto apprezzato per chi ha amici che utilizzano vari programmi.
In ogni caso, l’utente che voglia fare uso di un istant-messenger unificato come pidgin deve tenere in conto vari aspetti, come in tutte le cose, positivi e negativi:
Installazione
L’installazione è semplice anche se un po’ lunga; occorre innanzitutto avere il GTK2+ installato (e soprattutto i development file, qualcosa dal nome simile a libgtk2-dev), oltre al gmake e al c++; consiglio inoltre di avere eseguito tutte quelle istallazioni ‘di rito’ per poter compilare su linux qualsiasi programma (nel caso contrario durante l’avvio del secondo comando si incorrerà in qualche errore). Inoltre in caso di continuati errori consiglio di installare le librerie collegate al vecchio Gaim, cosa possibile tramite il comando (valido per piattaforme *Ubuntu):
sudo apt-get build-dep gaim
Il file che viene scaricato dal sito è un file di tipo tar.bz2, che si scompatta tramite konsole:
utente@computer:~$ tar -jxvf pidgin-2.0.0.tar.bz2
successivamente, dopo essere entrati nella directory creata tramite cd pidgin-2.0.0 si deve anche compilare il programma col comando:
utente@computer:~/pidgin-2.0.0$ make
Se, durante il make, esce uno strano errore, potrebbe essere necessario installare le librerie dipendenti dell’ex-gaim. Per far ciò basta (sui sistemi *Ubuntu) dire:
sudo apt-get build-dep gaim
E poi, dopo avere acquisito i diritti di amministratore o col comando su (seguito da password) o col comando sudo (seguito dall’istruzione che si vuole eseguire in questo caso make install), si fa:
root@computer:~/pidgin-2.0.0$ make install
Adesso il programma è installato e possiamo vederne le caratteristiche principali lanciandolo: pidgin.
Dobbiamo innanzitutto configurare l’account (o gli account) che possediamo in MSN, in ICQ e altro, basta farlo all’inizio, oppure da menu- account – aggiungi/modifica, ed inserire ogni singolo protocollo, ogni identificativo relativo, la password.
Caratteristiche
L’interfaccia grafica, come molte dell’ambiente GNOME è sobria e secca ed anche le funzioni non sembrano quella marea che siamo invece abituati a vedere in client più popolari come MSN o ICQ. Questo può essere anche un vantaggio per tutte quelle persone che vogliono che un instant messenger faccia il suo lavoro di instant messenger e poco altro (non bisogna pretendere che ti prepari il caffé!). In compenso la facilità di utilizzo che hanno raggiunto queste applicazioni non ha nulla da invidiare alla facilità con cui si può usare un’applicazione windows. Nel caso specifico di pidgin, inoltre, visto la richiesta crescente da parte degli utenti, oltre all’invio di un semplice messaggio possono essere effettuate varie operazioni, peraltro già da tempo integrate il altri famosi IM; questa è una lista non completa delle caratteristiche e delle operazioni che è possibile fare:
Certo resteranno sempre coloro che vedranno in kopete un programma più accattivante dal punto di vista grafico, e magari (forse) un po’ più stabile. In ogni caso penso che Pidgin possa rivelarsi un’alternativa non indifferente sperando che in futuro altri piccoli bug si risolvano e si implementino nuove funzioni quali la formattazione ‘colorata’ di alcuni nicknames in certi protocolli e una gestione più approfondita ed intelligente del caricamento/salvamento delle liste di amici nel server.
Su piattaforma Linux, fino a qualche anno fa, non esistevano di certo programmi adeguati per fungere da dizionari; ancor meno esistevano programmi in grado di effettuare traduzioni ‘al volo’ di singole parole incontrate navigando nel mare sempre più vasto di internet, premendo magari una semplice combinazione di tasti. Detto questo, su Windows ricorderemo sicuramente che di applicazioni ce n’erano molte anche anni fa, ed una fra le più famose, Babylon, era ovviamente a pagamento.
Per fortuna nel mondo open-source le cose sono a poco a poco migliorate, e oggi ci sono parecchie applicazioni che consentono traduzioni di singole parole (o brevi modi di dire), è come spesso accade in questi casi vi è stata un’esplosione improvvisa di nomi, nomignoli, sigle e tipi diversi di dizionari supportati: fra questi ricordiamo Ktranslator, Babytrans, Freedict, Sdictionary, Everest, Babiloo e, argomento principale di questo tutorial, StarDict.
Stardict ad una prima occhiata sembra avere un’interfaccia un po’ rozza e minimalista, questo soprattutto se a guardarla è l’occhio che non ha avuto la sfortuna di trovare (e provare) solo applicazioni eseguibili da konsole! In realtà nonostante l’interfaccia spartana esegue bene il suo lavoro e l’installazione diventa sempre più facile e immediata, in linea con altri software del mondo open-source. L’ultima versione, la 2.4.8 supporta un’interfaccia grafica di tipo GNOME, sebbene con le adeguate librerie possa funzionare senza particolari problemi anche su KDE. Il sito propone numerosi dizionari per tutte le esigenze, stimati attualmente intorno ad un numero di circa 1000.
Ogni dizionario è composto da tre file tutti occorrenti per il funzionamento dello stesso:
.ifo – contenenti le informazioni base del dizionario, come ad esempio chi l’ha creato, una descrizione estesa, il numero di parole complessive, eccetera
.idx – contenente una sorta di indice delle parole, può essere anche compresso .gz
.dict – che rappresenta il vero ‘database’ nel quale sono memorizzate le informazioni; esso può essere anche .dict.dz
Ad ogni dizionario corrisponde una cartella all’interno della directory /usr/share/stardict/dic/ all’interno della quale vi sono i tre file sopra menzionati; ecco perché l’installazione di nuovi dizionari risulta facilissima: basta creare la directory e inserire i tre file di dizionario.
Il programma da la possibilità di funzionare in due modi diversi, facilmente distinguibili quando lo stesso è ridimensionato:
Nella finestra principale di stardict è possibile (tramite il pulsante posti in basso a destra) configurare in modo completo il programma, settare le preferenze, i font da utilizzare, i colori, nonché eventuali altri tasti per far partire la traduzione automatica (questo settaggio è utile quando non si voglia fare partire una traduzione automatica semplicemente evidenziando le parole, ma si vuole che essa parta tenendo premuto un determinato tasto (SHIFT, CTRL, o altro)). L’altra icona in basso a destra setta invece i dizionari istallati, da la possibilità di disabilitarli momentaneamente o di cambiare l’ordine di ricerca, funzione molto utile se i dizionari sono molti.
Volendo (e avendone voglia, ovviamente!) è possibile convertire in .ifo (+ idx + dict) altri file di tipo diverso, come ad esempio:
.bgl che sono dizionari di Babylon di nuovo tipo (i vecchi erano .dic)
.tei che sono dizionari di Freedict
.dct che sono dizionari di Sdictionary
Tale operazione può essere ottenuta con l’uso di un programma chiamato dictconv. Volendo è possibile utilizzare anche altre utility già integrate nello stardict, in particolare nello stardict-tools, pacchetto da installare a parte; parlo ad esempio di stardict-editor, programmino nato per dare la possibilità ai singoli utenti di potersi creare i propri dizionari da semplici file di testo.
PenDriveLinux propone un ottimo tutorial per creare un sistema linux avviabile da pen drive (chiavetta USB). Si tratta della revisitazione di un precedente testo, ora corretto e aggiornato per renderlo più semplice e facile da seguire. La distribuzione proposta è Knoppix, un sistema linux live che vi sorprenderà per la ricchezza di applicazioni che mette a disposizione.
Il materiale occorrente per poter cominciare è questo:
Avere un sistema Knoppix in tasca, sempre pronto e disponibile su una chiavetta USB è sicuramente molto utile e può diventare il vostro salvagente in casi d’emergenza.